In data 2 marzo 2016 è stata presentata l’interrogazione 5-07965
ai Ministri dell’ambiente, della salute e dello sviluppo economico in merito alla richiesta di utilizzo come fonti rinnovabili (sic!) di grassi animali. Gli incentivi alle fonti energetiche, talvolta solo formalmente rinnovabili, stanno determinando un turismo inaccettabile di rifiuti e sottoprodotti opinabili, tale da creare preoccupanti effetti distorsivi nei riguardi della stessa sovranità alimentare, che è indebolita dagli incentivi che permettono l'erogazione di risorse economiche 10 volte maggiori rispetto al prezzo di mercato dell'energia, atte al sostentamento degli impianti che utilizzano matrici vegetali da sempre cibo per esseri umani e animali, come il mais o altri insilati; le storture speculative nel campo delle matrici organiche utilizzate come matrici per la combustione stanno interessando taluni settori alimentari rinomati come, ad esempio, il siero di latte, noto per il pregio che conferisce al prosciutto di Parma se utilizzato come mangime per i maiali. Un caso eclatante è quello degli impianti a biomasse che trattano sottoprodotti di origine animale (SOA) «grassi»; l'ENVI (Comittee on the Environment, Public Health and Food Safety dell'Unione europea) si era già espresso contrariamente a tale pratica. La vicenda è assurta agli onori delle cronache con una puntata davvero discutibile di «Report» a fine 2015; è evidente che sia l'aspetto normativo economico e ambientale, che la mancata conoscenza di informazioni scientifiche che indicano sostanziali criticità sulle procedure di trattamento (vedi articolo sul tema del dottor Roberto Monfredini, medico veterinario pubblicato sul dossier di «Medicina Democratica», del giugno 2015, alle pagine 44-51), sottendono a una scarsa considerazione di taluni aspetti deviando concettualmente l'opinione dei cittadini; nella pratica alcuni impianti ottengono gli incentivi alla produzione di energia rinnovabile bruciando, con motori endotermici, pericolosi Sottoprodotti di Origine Animale, che da ora chiameremo SOA, di categoria 1 che comprendono anche carcasse di animali sequestrati, materiale a rischio di BSE (La BSE – bovine spongiform encephalopathy – è una malattia neurologica cronica degenerativa, appartenente al gruppo delle encefalopatie spongiformi trasmissibili, causata da un prione – proteina patogena PrPsc, patologia anche bovina meglio nota come “mucca pazza”) e altre malattie infettive, o altri sottoprodotti non a rischio di BSE che costituiscono il nutrimento abituale di cani, gatti e altri animali d’affezione (grassi animali di categoria 3); la combustione a basse temperature (500° C tipiche di questi impianti FER) di tali matrici è a forte rischio di emissione di enormi quantità di diossine; nell'Unione europea si stimano circa 20 milioni di tonnellate di SOA che ogni anno l'Italia rischia di importare grazie agli incentivi, creando un rischio ambientale esiziale. I SOA di categoria 1 possono essere considerati «artefatti di grassi», con composizione variabile in relazione alla materia prima in ingresso, che possono essere appropriatamente avviati a inceneritori veri e propri abolendo rischi infettivi e riducendo i rischi di emissione di diossine; sulla base del decreto-legge n. 83 del 2012 gli incentivi alle FER vennero estesi anche ai SOA di categoria 1 (non alla categoria 2), ma qui comincia la complicazione tecnica e normativa. Infatti tali SOA devono soddisfare la qualifica di sottoprodotti secondo l'articolo 184-2-bis del decreto-legge n. 152 del 2006, tali SOA devono infatti essere considerati rifiuti, a meno che non vengano sottoposti alla temperature di 1100o in una caldaia per 0,2 secondi o a 850o per 2 secondi per ottenere una accettabile riduzione dei rischi di BSE (essendo materiale specifico a rischio). I motori endotermici proposti per le FER garantiscono una temperatura intorno ai 500o, di gran lunga inferiore a quella di sicurezza per la BSE. Tale temperatura è ricercata per la riduzione delle emissioni di NOx o di fuliggine se si utilizza il gasolio ma non è adatta all’abolizione del rischio infettivo. Tra le criticità, vi è anche quella della formazione di diossine; nell'impianto Inalca di Modena per esempio, con l'utilizzo di 31.000 t di SOA sarebbero necessarie 270 t circa di acido cloridrico e soda caustica, con la possibilità che importanti quantità di cloro finiscano in combustione insieme al materiale organico (la ricetta migliore per produrre diossine). La commissione veterinaria europea (nota 7015 della direzione sanità e salute alimentare europea – SANCO), consentì la modifica del regolamento (CE) n. 142 del 2011, prevedendo l'utilizzo in motori endotermici ma solo se era assicurata la natura di sottoprodotto e non rifiuto e se venivano rispettati i criteri di temperatura, approvando successivamente il regolamento (CE) n. 592 del 2014. Ma in questo regolamento vennero previste importanti misure cautelative, oltre alla temperatura di 850o C per 2 secondi a cui sottoporre i SOA di categoria 1, si stabiliva la necessità di un post-combustore a fonti fossili per trattare i fumi del cogeneratore a 1100oC riducendo le emissioni di polveri sottili, dei precursori delle stesse polveri e di diossine, procedura costosa che raffredderebbe eventuali entusiasmi meramente incentivo-acquisitori per il costo della fonte energetica fossile. Sono previsti anche controlli automatici delle temperature e delle emissioni. Va rilevato che i grassi di categoria 3 (non a rischio infettivo) vedono il possibile utilizzo come mangimi per animali da affezione, come compost o fertilizzanti; la nota del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 4 dicembre 2015 ha determinato come i grassi animali non possano essere utilizzati come combustibili, bensì come rifiuti, sancendo di fatto l'illiceità degli stabilimenti che effettuino «rendering» (preparazione del materiale alla combustione in cogeneratore) con cogeneratore; ma, in realtà, tale procedura, dopo il chiarimento del Ministero, appare, secondo gli interroganti, di dubbia legittimità già con le note ministeriali del febbraio 2012. È in atto, dopo numerose sollecitazioni degli operatori del settore, un'analisi della normativa per tentare di inserire i prodotti greggi o raffinati costituiti prevalentemente da gliceridi di origine animale nell'allegato X, parte II, sezione 4, paragrafo 1, alla parte quinta del decreto legislativo n. 152 del 2006. Il Consiglio di Stato, sezione consultiva per gli atti normativi, nell'adunanza di sezione del 19 novembre 2015 (Numero Affare 01911/2015) ha affrontato il tema per quanto di sua competenza, per conto dell'ufficio legislativo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, esprimendo un parere positivo con condizioni, sancendo in definitiva che per tale inserimento era necessario rispettare i criteri ambientali e sanitari, cioè la già citata necessità di post combustione dei fumi o in alternativa di temperature molto elevate (non generabili nei cogeneratori), affinchè i “prodotti greggi o raffinati costituiti prevalentemente da gliceridi di origine animale” e i relativi prodotti derivati, possano essere qualificati dalle norme regolamentari europee come sottoprodotti di origine animale,...». Il regolamento (UE) n. 592 del 2014 ha trasferito i grassi animali trattati in motore endotermico dall'allegato IV del regolamento (UE) n. 142 del 2011, trasformazione, all'allegato III del regolamento (UE) n. 142 del 2011, smaltimento, di fatto identificandoli come rifiuti quindi obbligati a sottostare alle norme di smaltimento, e non possono essere mai qualificati come prodotti o sottoprodotti, come da nota del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 4 dicembre 2015 che afferma che i grassi animali non possono andare alla combustione; Il rispetto dei regolamenti UE, escluso la cat. 1 che è destinato in qualità di rifiuto all'incenerimento in termovalorizzatori o caldaie a 1.100 gradi, con la post combustione è possibile attuare il rispetto del parere europeo, in merito a cat. 3, che afferma che il regolamento (UE) n. 592 del 2014 deve essere rispettato per non avere diossine in uscita dai camini, quindi con la post combustione a metano, usando in pratica fonti fossili per incenerire i fumi di fonti rinnovabili, utilizzando un quantitativo di energia superiore di tre volte alla energia prodotta, per avere un 15 per cento di grassi e un 85 per cento di rifiuto che va smaltito in inceneritori a caldaia; in base alle precisazioni della stessa Unione europea il cat. 1 non è incluso nei sottoprodotti, nelle fonti rinnovabili, nelle biomasse ma solo nei rifiuti, come da articolo 184-bis del decreto-legge n. 152 del 2006, non può entrare nel novero degli incentivi del GSE, viene trasportato con certificazione sanitaria NERA destinata allo smaltimento, colorato con GHT in alcuni casi per il rischio di frode (incenerimento lontano dal luogo di trasformazione). Diversa è invece la destinazione del cat. 3 come petfood, sottoprodotto che diventa alimento per cani, in questo caso la destinazione lo identifica. dal sito del Ministero della salute si apprende che, al giugno 2015, erano attivi in Italia, per il trattamento dei SOA, 70 impianti di incenerimento, 53 impianti di combustione grassi in caldaie, 29 impianti di compostaggio, 86 impianti per la produzione di fertilizzanti, 119 impianti di trasformazione, 11 impianti oleochimici, 90 impianti di produzione dei mangimi per animali da compagnia, 410 impianti per produzioni diverse da quelle di mangimi, 171 impianti per usi ”specifici” (alimentazione per animali da pelliccia, animali selvatici, zoo, canili, gattili); dopo la nota del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (4 dicembre 2015) non è pervenuta alcuna notizia di sospensione dell'attività degli impianti di combustione dei grassi in caldaie, né sono stati emessi comunicati di smentita da parte di organi di comunicazione (come Report) che avevano affrontato il tema; per cui potrebbe essere in corso per gli interroganti una diffusa attività illecita e pericolosa per l'ambiente e la salute; in provincia di Mantova almeno gli impianti del “CONSORZIO LATTERIE SOCIALI MANTOVANE VIRGILIO” e di Bagnolo e “Unitea” di Pegognaga utilizzano questa metodica. Non è nota l'evoluzione della normativa e se siano state assunte iniziative per l'eventuale modifica dell'allegato X del decreto-legge n. 152 del 2006, ad eccezione della nota stampa del Ministero dell’ambiente del 11 marzo 2016 http://www.minambiente.it/comunicati/grassi-animali-galletti-firma-il-decreto-che-li-inserisce-tra-le-biomasse-uso–: ma non è disponibile finora il testo del decreto che deve essere comunque sottoposto al vaglio della Corte dei Conti; nell’interrogazione chiediamo:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano necessario assumere iniziative normative per garantire la tutela ambientale e sanitaria obbligando all'utilizzo del post-combustore, in caso di combustione con MCI di grassi animali e di adeguate temperature, in caso di utilizzo di materiale a rischio per BSE o altre patologie trasmissibili; se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano assumere iniziative normative per garantire il monitoraggio e la riduzione delle emissioni di diossine e degli altri interferenti endocrini in tutti i casi dove è palese tale generazione, come nella combustione di sostanze organiche miste a cloro; se il Ministro dello sviluppo economico non intenda adoperarsi per far cessare le storture legate agli incentivi che risultano agli interroganti essere i più elevati al mondo per fonti energetiche opinabili che, a giudizio degli interroganti, stanno rischiando di determinare una filiera patologica e speculativa che potrà portare enormi quantità di rifiuti in Italia, e per vincolare l'incentivo alla tutela ambientale, al recupero di materia, alla valutazione delle condizioni ambientali preesistenti; se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative per quanto di competenza, mirate ad affermare la sovranità alimentare per la specie umana, per gli animali d'affezione e/o allevati. (5-07965) e nonostante i contenuti del Decreto, ad oggi ignoti ai Deputati, auspichiamo che la sostenibilità ambientale, economica e sociale entri al più presto nell’agenda del Governo, mirando fra l’altro, come chiesto nell’interrogazione, alla sovranità alimentare, tutelando il Made in Italy, la tracciabilità e la qualità dei prodotti, l’utilizzo “food” o “feed” dei suoli, la filiera corta.