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Fusione dei comuni facenti parte l'UNIONE TERRE DI CASTELLI

I 13 punti su cui il gruppo del moVimento 5 Stelle dell’Unione Terre di Castelli chiede un confronto con il Partito Democratico, unica forza politica che ha esplicitato la volontà di fondere i Comuni dell’Unione in un unico grande e nuovo Comune senza riferimenti identitari territoriali.

  1. Già nel marzo del 2014, due mesi prima delle elezioni comunali, la RER evidenziava nei suoi documenti ufficiali come i comuni dell’UTC avessero avviato la discussione per la fusione nonostante nessun consiglio comunale, all’epoca, avesse esplicitato la volontà di attivare tale percorso. Inoltre nessuna forza politica ha portato avanti la proposta e dichiarato la volontà di riorganizzare istituzionalmente l’Unione attraverso una fusione durante l’ultima campagna elettorale: è una volontà della Regione da sempre amministrata dal PD.

Solo con la delibera di Giunta dell’Unione n°51 del 04-giugno-2015 si autorizza” per le ragioni espresse in premessa che si intendono Integralmente richiamate nel presente dispositivo, l'avvio del procedimento per l'affidamento della predisposizione di un progetto di riorganizzazione istituzionale in vista della fusione dei Comuni di Castelnuovo Rangone, Castelvetro di Modena, Guiglia, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola, Zocca, Montese in vista della fusione In uno o più Comuni” quindi, se l’italiano non è un’ opinione, la giunta delibera lo studio in vista della fusione almeno 15 mesi dopo la pubblicazione sul sito della RER esplicitante la volontà dell’unione di procedere allo studio per la fusione (della serie è nata prima la gallina o l’uovo?).

2. Mauro Smeraldi, presidente dell’Unione Terre di Castelli, in data 22 gennaio 2015 con deliberazione consiliare n.3 ha presentato con approvazione a larga maggioranza( 26 voti favorevoli-2 astenuti) le linee programmatiche di governo che recitano: “In ogni caso è evidente che il percorso dell’Unione non è ancora ultimato, che è necessario esplorare le potenzialità della gestione unitaria di nuovi servizi, e riflettere se lo strumento che stiamo utilizzando è idoneo o non sia piuttosto opportuno percorrere la strada della fusione per il raggiungimento degli obiettivi che stiamo assumendo” quindi la decisione era già stata ipotizzata ad inizio mandato.

3. La RER nel suo documento “LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA E I PROGETTI DI FATTIBILITA’ ”certifica che i Beneficiari degli studi di fattibilità (Del. G.R. n. 544/2014) possono essere:

  1. I Comuni che abbiano stipulato una convenzione per l'affidamento congiunto di un incarico professionale esterno per la predisposizione di un progetto di riorganizzazione istituzionale in vista della fusione (eventualmente, se già in Unione, delegando la stessa ai rapporti con la Regione per la procedura).

2) a)…

2) b)…

2) c)…

3) a)…

3) b) le Unioni di Comuni che abbiano deliberato di affidare un incarico professionale per la predisposizione di un progetto volto all’ampliamento e al miglioramento dei servizi e delle funzioni da gestire in forma associata”

sempre secondo la D.G.R. n. 544/2014 i contenuti minimi degli studi di fattibilitànel caso i soggetti richiedenti il contributo siano quelli di cui al punto 1) stabiliscono che” i progetti di riorganizzazione devono necessariamente contenere, a pena di inammissibilità:

– l'individuazione delle modalità organizzative per le funzioni e dei servizi pubblici locali che sarebbero esercitati nel Comune unificato, con indicazione dei potenziali effetti (vantaggi/svantaggi) derivanti dalla fusione);– la predisposizione di schemi degli atti fondamentali del Comune unificato;–la proposta dell’assetto organizzativo del Comune unificato;

Se le intenzioni fossero state quelle di potenziare l’Unione, i Comuni dell’Unione e il sindaco Costantini in primis non avrebbero dovuto proporre a tutti i comuni di aderire al punto 1 ma avrebbero dovuto lasciare la scelta all’Unione che poteva optare comodamente per il punto 3) b); ma evidentemente i desiderata di Costantini e del PD erano e sono quelli di spingere i comuni verso una o più fusioni. Naturalmente il contributo erogato dalla RER non sarebbe stato di 20.900€ ma 12.400€. Quindi se pensiamo di utilizzare i 20.900€ per uno studio che valuti un potenziamento dell’Unione, dobbiamo ricordaci che siamo tutti passibili di denuncia per truffa e falso in atto pubblico in quanto vengono usati soldi dei cittadini concessi dalla Regione per scopi diversi da quelli previsti e richiesti in convenzione.

SI FA NOTARE CHE PER LA REGIONE A TARGA PD I POTENZIALI EFFETTI DA VALUTARE (VANTAGGI/SVANTAGGI) SONO QUELLI RIFERITI ALLE SOLE AMMNISTRAZIONI, NON AI CITTADINI, AL TESSUTO ECONOMICO O AL TERRITORIO AMMESSO A FUSIONE.

4. In Unione si è deciso di procedere con trattativa negoziata quindi con invito diretto per l’affidamento dello studio di fattibilità. Tale scelta procedurale che implica una discrezionalità da parte dell’ente esprime, a nostro avviso, una chiara e forte scelta politica.

5. I dati forniti dalla RER ad oggi indicano che, in caso di fusione, essa consideri come parametro di sua scelta indiscutibile il numero totale dei voti pro o contro: in questo caso Vignola detterebbe la scelta sulla fusione ai restanti comuni. Esempio: un caso di progetto di fusione decaduto è quello relativo ai comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli. Il primo con 17.833 abitanti che ha visto un’affluenza del 30,62% quindi 3.965 cittadini “votanti”, in questo caso il SI ha avuto una percentuale del 54,8% che corrisponde a 2.157 “votanti”. Il secondo con 11.515 abitanti che ha visto un’affluenza del 41,69% che corrisponde a 3.563 “votanti”, in questo caso il NO è stato del 63,44% che corrisponde a 2.245 “votanti”

6. Il processo di fusione in base alla Legge Regionale n°24 del 1996 può essere attivato su diretta iniziativa della Giunta regionale o di altri soggetti abilitati ai sensi dell’art. 50 dello Statuto regionale. Con questo presupposto esiste un rischio reale che lo studio finanziato dalla RER diventi il punto di partenza/pretesto per imporre COMUNQUE una fusione anche se non approvata e condivisa dai Consigli Comunali (si veda ad esempio la fusione del comune di Bazzano nel nuovo Comune denominato Valsamoggia). Per poter procedere in modo consapevole e democratico è fondamentale avere dalla Regione atti che ribadiscano il reale percorso da intraprendere e che confermino:

  1. che la Giunta della RER non intenda avvalersi del diritto di imporre la fusione

  2. che l’esito del referendum sia vincolo di mandato a procedere per le amministrazioni e la RER Ivi comprese chiare ed esplicitate regole per l’attribuzione.

Solo così riteniamo possa essere rispettato l’articolo 5 della COSTITUZIONE ITALIANA “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento” e l’articolo 114” La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione. Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.”.

7. Le principali problematiche di governance sono state individuate dal seguente quesito: “Com’è possibile risolvere il problema derivante dal doppio ruolo dei sindaci, all’interno dell’unione e nel proprio comune, visto che questo può provocare effetti imprevedibili sulla stabilità, sull’efficacia e sull’efficienza dell’attività svolta in forma associata, a seconda di come venga interpretato e vissuto? Se il principale problema riscontrato nella gestione dell’unione è di governance, che vantaggi si hanno (soprattutto politici e istituzionali in questo caso, ma anche a livello economico) a uscire da una potenziale unione a 9 comuni (in base all’ambito ottimale definito dalla regione) per poi aderire ad una nuova unione formata dai nuovi comuni con più di una fusione?”. Ci chiediamo pertanto come possa una fusione non condivisa dalla totalità dei comuni presenti nell’ambito ottimale di riferimento risolvere la problematica sopra esposta: infatti tutte le configurazioni che prevedono la presenza contemporanea di un numero maggiore di 1 di Sindaci sono politicamente condizioni di potenziale conflitto

8. Lo stesso documento di mandato nella premessa riporta ”Lo studio di fattibilità dovrà esaminare due scenari principali per fornire ai decisori politici e ai cittadini elementi utili per decidere il futuro del loro territorio. Il primo scenario dovrà, partendo dalla situazione corrente, definire percorsi di miglioramento dell’assetto attuale di unione di comuni. Il secondo scenario dovrà definire le ipotesi possibili di fusione dei comuni esistenti.” Quindi l’espressione della totalità della commissione è indirizzata ad esplorare, con volontà di miglioramento, gli scenari di un’ Unione rivolta non solo alla qualità ed efficienza dei servizi erogati ai diversi Comuni ma più vicina ai bisogni ed alle caratteristiche del tessuto sociale che li contraddistingue

9. Il percorso non è democratico in quanto nessuna amministrazione è stata eletta con il chiaro mandato cittadino di verificare ed attivare processi di fusione; lo stesso referendum previsto per legge dalla RER è di tipo consultivo http://www.assemblea.emr.it/fusione-di-comuni/come-si-fa , quindi non vincolante (la Regione avviato il processo di fusione fa quello che vuole, si veda ad esempio il comune di Bazzano che è stato annesso al comune della Valsamoggia nonostante l’esito negativo del referendum).

10. Sia la commissione che ha redatto il documento di mandato che l’istituto di ricerca Nomisma hanno evidenziato come elemento fondamentale per l’efficacia e la funzionalità di qualsiasi percorso che si decida di intraprendere, l’omogeneizzazione di tutti gli statuti, regolamenti ed imposte degli attuali Comuni dell’Unione. Attualmente si contano 516 regolamenti diversi in uso fra gli 8 comuni dell’Unione e l’Unione stessa come sotto riportato.

COMUNE Regolamenti

Spilamberto 61

Castelnuovo Rangone 43

Vignola 57

Savignano sul Panaro 69

Guiglia 77

Marano sul Panaro 71

Zocca 56

Unione Terre di Castelli 39

Castelvetro di Modena 43

TOTALE 516

Il moVimento 5 stelle ritiene che la casa comune debba essere realizzata partendo da solide, condivise ed uniche fondamenta!!!

11. Riteniamo che prevedere un’ attività di armonizzazione dei regolamenti sia certamente un fattore di inclusione e di facilitazione alla condivisione del percorso anche per quei Comuni che attualmente sono fuori dall’Unione (Montese) o fuori dallo studio (Guiglia e Savignano sul Panaro).

12. Nomisma ha fatto presente alla Commissione che per poter utilizzare in modo corretto lo studio sarà necessario la normalizzazione dei dati (si veda l’intervento verbalizzato del dott. GIULIO SANTAGATA: “Ragionando per ipotesi, è necessario dimostrare che un’unione di nove comuni si dimostri come un’operazione a saldo zero e che la somma sia superiore alla media ponderata dei comuni, dimostrando che c’è del valore aggiunto, senza lavorare per sopperire ad alcuni bassi standard di alcuni comuni con l’azzeramento degli alti livelli di altri. Realtà che abbiamo nelle mani si riesce a mettere insieme un sistema di economia utile. Il nuovo soggetto (in caso di fusione) eredita oneri e onori, le convenzioni etc etc, ed è necessario ripensarle anche se queste istanze debbano essere riconsiderate in seconda battuta.”). Si ricorda che questa delicato problema può essere risolto solo dalle Amministrazioni, non risolvere questo problema porterebbe a falsare tutti i dati di un eventuale studio.

13. I costi per lo studio che deve realizzare NOMISMA sono di circa 40.000€ dove 30.000 sono a carico della RER mentre i restanti 10.000 sono a carico dell’Unione Terre di Castelli. Si ricorda che il Sindaco Costantini ha affermato in Commissione che tutti gli anni la Regione predispone i fondi per contribuire a finanziare gli studi di fattibilità; non riteniamo pertanto utile e funzionale andare ad una riorganizzazione istituzionale senza prima aver cercato di risolvere le problematiche che ci sono e che si ripresenteranno comunque se si eviterà, per troppa fretta o superficialità nelle decisioni, di affrontarle con i dovuti tempi e modi.

Il documento sopraesposto è stato preparato dai consiglieri del moVimento 5 stelle del gruppo dell’Unione Terre di Castelli Fiorella Anderlini(Consigliere Comunale a Spilamberto) , Filippo Gianaroli (Consigliere Comunale a Castelvetro e all’Unione Terre di Castelli).

Entrambi i consiglieri sono all’interno della “Commissione consultiva per il progetto di riorganizzazione istituzionale” che ha redatto il “Documento di Mandato per lo studio di fattibilità”.

Il “Documento di Mandato per lo studio di fattibilità” è stato preparato e redatto da un gruppo di lavoro formato da Consiglieri volontari all’interno della Commissione di cui facevano parte: Marco Ranuzzini (Consigliere Comunale a Castelnuovo Rangone), Nicolò Morselli (Consigliere Comunale a Spilamberto e Consigliere in Unione Terre di Castelli), Fiorella Anderlini(Consigliere Comunale a Spilamberto), Filippo Gianaroli (Consigliere Comunale a Castelvetro di Modena e Consigliere in Unione Terre di Castelli).

Gli unici Consiglieri Comunali che hanno votato contro il “Documento di Mandato per lo studio di fattibilità” sono stati quelli del moVimento 5 stelle.

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