Appare a volte, l’immagine colorata di un tempo della nostra Regione, come una foto in bianco e nero , sgualcita e mangiata ai bordi , come se la pattumiera dei rifiuti d’Italia , i rifiuti veri , si fosse trasformata in carta assorbente dei rifiuti umani .
Cercando di comprendere il rapporto tra malavita organizzata , mafia , Comuni , partiti , si comprende che ormai è radicato nel nostro tessuto sociale il convincimento che l’attività malavitosa è in fin dei conti fisiologica all’attività produttiva .
Se nelle poche indagini effettuate ed emerse appare che le partecipate o colossi dell’energia ma non solo , hanno rappresentanti della malavita in colletti bianchi, nel proprio corpo dirigenziale , se i legami si instaurano sottilmente con i Sindaci e la parte più sensibile , l’ufficio tecnico dei Comuni , emerge un legame che si sta saldando tra malavita ed enti del territorio ,al quale la carenza di mezzi delle forze dell’ordine , agisce come vento sul fuoco spianando la strada insieme all’omertà del sistema politico , da notare le ultime dichiarazioni dell’ex Procuratore capo di Bologna.
Il familismo mafioso ,che ha radici storiche secolari , ma che ha molteplici facce diverse ,ma mai inserito in realtà produttive vere e proprie ,se non negli ultimi 40 anni , ha trovato un altro familismo ,quello nostrano ,che è nato come associazioni , cooperative , polisportive,volontariato ,dal dopoguerra ad oggi .
La nascita di forme cooperativistiche in contrapposizione al forte padronato del dopoguerra ha permesso di aprire uno squarcio di luce sul valore umano della società, ha permesso di vedere il mondo produttivo come mezzo di crescita culturale che si è trasformato in servizi sociali, ospedali , scuola e tempo pieno , creando un momento di sviluppo invidiato da molti , anche all’estero.
Via via col passare del tempo il mezzo produttivo cooperativistico è diventato sempre più simile a quello privato ,ne ha assimilato soprattutto i difetti cercando di contenerne i pregi , ed ha generato il concetto del profitto a tutti i costi , anche nei momenti del boom economico, con un livellamento al basso del corpo dirigenziale , spesso familistico ed incapace, innescando una transumanza dagli enti locali alla cooperazione e viceversa .
Possiamo affermare senza azzardare ipotesi fantasiose che il familismo nostrano ,nato come quasi genuino passaparola fra parenti, dell’occasione di trovare lavoro, e diventato vera forma clientelare affaristica di prevaricazione in ogni settore della società ,si è quindi allacciato alla rete distributiva dell’affarismo malavitoso.
Quasi come ad immaginare una rete di distribuzione del gas del centro e sud Italia, ,malavitosa e dedita a tutti i tipi di crimini , che con il suo amministratore delegato firma un accordo di allacciamento ad un'altra rete del gas del nord Italia con il suo Presidente ,che ha invece un sistema produttivo elevatissimo , ramificato ovunque e che ha in mano il potere politico dei Comuni, disponibile a questa fusione che porta vantaggi a tutti .
Per il primo il vantaggio è semplicemente nella capacità di collegarsi ovunque aprendo solo la “manetta”senza i lunghi lavori di confino prima , analisi dei potenti , corruzione dei singoli , con il fluido che in un attimo raggiunge tutti gli uffici tecnici,per il secondo la possibilità di dire ai cittadini restiamo dentro il patto di stabilità, e quindi garantirsi profitti sotto forma di tangenti , in sostanza gli utili idioti .
Già oltre 30 anni addietro avvenivano gli arresti di presidenti di cooperative del nord che andavano al sud per pagare il pizzo ed ottenere dei lavori per la propria cooperativa, giustificandolo come mezzo illegale/legale di dare lavoro , negli stessi luoghi dove altri veri compagni morivano sotto il fuoco delle mafie per aver detto di fare la lotta alle mafie in banca e non in strada , e semmai seduti negli stessi direttivi di partito.
Cosa è forse successo . In una analisi casereccia e senza presunzione di sorta , che il sistema politico ha creato un sistema produttivo , che la politica ha occupato lo spazio pubblico che non è di sua competenza , che a sua volta lo spazio pubblico si è legato allo spazio economico cooperativistico, ed il familismo ha imperato in queste fusioni , prima come semplice mezzo per trovare il lavoro , poi come netta prevaricazione sociale della parentopoli rossa o bianca che sia .
Cosa è morto. Certamente il concetto pragmatico di diritto al lavoro , di eguaglianza sociale , di meritocrazia , valori fondamentali in una Europa che cresce e che non ha il bisogno di scrivere leggi sul conflitto di interessi o sul clientelismo in quanto sono “cose scontate” che non necessitano di leggi in quanto il concetto pragmatico di società civile le esclude a priori.
Morendo il pragmatismo muore lo stesso concetto di democrazia, visto come processo in continuo movimento , e viene sostituito dall’autoritarismo in ogni sua forma , quindi si arresta il processo democratico per lasciare il posto al concetto opportunità clientelare e del vinca il più forte , cioè chi detiene il potere e non certamente il semplice cittadino .
Gli stessi Comuni che sono strutture intermedie di questa distribuzione con manetta aperta , ad uno Stato che produce norme in materia di trasparenza ,rispondono con adeguamenti parziali , infastiditi ad avere ostacoli lungo il cammino di una gestione economica che li vede cardine e perno con le determine e le delibere ,di distribuzione affaristica ,fino ai casi di vera infiltrazione mafiosa e delinquenziale anche nei consigli comunali .
Quale il rischio che si corre ..e che sta in parte avvenendo , che il concetto di Mafia , da non vedere come solo il morto ammazzato , sia in fin dei conti una attività economica al pari di altre , la quale muove capitali , agisce abbassando il livello di spesa per ponti , strade o altro , ed in fin dei conti l’oppositore ad essa, non comprende che l’illegalità è fisiologica alla produttività.
Quindi stiamo sostituendo alle norme legali che regolano la vita dei cittadini ,una interfaccia che si antepone allo stato e alla costituzione , prima di natura familistica, che vedeva nei vantaggi piccole usurpazioni sistematiche per creare utili alle famiglie dei conoscenti , ora con la crisi di questo sistema e l’apertura della manetta ,diventa vero cuscinetto che raccoglie per primo i bisogni e si fa garante dei cittadini distribuendo lavoro ,amicizie , conoscenze e mediando con lo Stato .
Si crea quindi nuovamente un cuscinetto che si frappone fra la costituzione ed il cittadino , un limbo al quale fare riferimento prima del rispetto della legge , che è fatto soprattutto di regole familistiche ,la conoscenza ravvicinata di più poteri determina il superamento della legge ,conoscendo la lentezza della stessa , ma in questo caso non è più riferibile ad un solo vantaggio personale da parentopoli, ma ad una forma criminale quando il potere malavitoso fa parte del gioco .
Ecco che allora la quantità di denaro investito , le somme già stanziate , gli uffici già al lavoro , i tecnici da pagare , gli avvocati a protezione , determinano la irrinunciabilità del progetto, e lentamente il gas si distribuisce nella rete .
Nel corso degli anni il potere politico in un contesto economico così elevato è scemato lasciando il posto al potere economico, venendosi a creare il paradosso che la struttura cooperativistica o privata con elevato fatturato assume una rilevanza contrattuale così dominante che il povero assessore o sindaco di turno deve prostrarsi con sudditanza a chi invece gestisce milioni di euro.
Cosa fare ,,,,,, in primis chiudere la manetta , cioè scollegare definitivamente la rete in modo da annullare qualsiasi possibilità di interconnessione tra un familismo goliardico e uno malavitoso. Pulire le condutture sfiatando e mettendo delle mascherine , e comprendendo che la mafia non si combatte solo con la repressione ma con la scuola , l’etica , e la cultura. Incentivare ovunque , in ogni angolo del paese il concetto del pragmatismo etico individuale e collettivo per creare il senso di Stato come casa nella quale viviamo e abitiamo .
Dott. Roberto Monfredini
Consigliere Castelvetro m5s