Alla cortese attenzione del presidente Claudio Santini
Salve sono un consigliere comunale.
Controllando i siti istituzionali di vari comuni sto verificando che molti uffici stampa degli enti si avvalgono di giornalisti che operano in qualità di addetti stampa non solo per il comune ma operano contemporaneamente anche come giornalisti per le principali testate della mia città o come giornalisti della televisione o della radio.
Se io leggo e provo ad interpretare la legge 7 giugno 2000 n° 150 “Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle Pubbliche Amministrazioni” non ho molti dubbi su come debba essere interpretata. Il titolo della legge ne evidenzia il settore di applicazione, la Pubblica Amministrazione, e l’articolo 9 al comma 4 definisce incompatibile la figura di addetto stampa con attività professionali nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche. La vostra DELIBERA N. 10 DEL 16.12.2013 conferma quanto da me compreso.
Ora la situazione che sto riscontrando in almeno 3 comuni limitrofi al mio è il seguente:
Le amministrazioni pubbliche molte volte assumono l’addetto stampa comunale (ribadisco addetto stampa e non portavoce) per chiamata diretta senza alcun bando di gara e disattendendo molte volte la legge 150/2000.
Per “risolvere il problema” o la discrezionalità della chiamata diretta si può contare sui vari regolamenti comunali riguardanti la prestazione di servizi .
La legge 150/2000 invece viene regolarmente elusa perché sia i giornalisti sia molti Enti la considerano una sorta di legge finalizzata alla non concorrenza e non una norma di garanzia per la corretta informazione e per il pluralismo politico.
Questo comportamento è una pratica clientelare che danneggia non solo il cittadino ma anche l’intera categoria dei giornalisti vostri associati che molte volte si vedono scavalcati dal giornalista/pubblicista che strizza l’occhio alla amministrazione di turno pur di ottenere l’ambito posto. Accade cosi che molte volte il clientelismo scavalca la meritocrazia danneggiando sia l’obbiettività della informazione sia la categoria dei giornalisti.
Quindi vi chiedo se è possibile avere la vostra autorevole interpretazione della legge 150/2000 (magari corredata da qualche semplice esempio) o se dobbiamo noi cittadini e amministratori denunciare di volta in volta alla vostra attenzione tutti quei casi che vedono l’addetto stampa di un comune operare contemporaneamente con attività professionali nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche.
Certo del vostro interessamento e del vostro riscontro porgo i mie più cordiali saluti.
Consigliere Comunale
Filippo Gianaroli